mercoledì 19 gennaio 2011

Drood di Dan Simmons


Dopo The Terror, qui da noi pubblicato con l’osceno titolo La scomparsa dell’Erebus, allucinante interpretazione in chiave horror della spedizione artica di Sir John Franklin, dubitavo che Dan Simmons sarebbe riuscito a eguagliare la grandiosità di quell’opera. Eppure, a distanza di tre anni dal romanzo precedente, eccolo che se ne arriva con questo Drood, lasciandomi di stucco.

Drood è un romanzo meraviglioso, sviluppato con una capacità linguistica e un gusto per la ricostruzione storica che hanno del maniacale. Un libro che non esito a definire capolavoro, ottocento pagine di pura goduria con cui l’autore statunitense si pone – come se ci fosse stato ancora bisogno di conferme – ai vertici delle letteratura fantastica mondiale.

Narrato in prima persona da Wilkie Collins, autore realmente esistito che fu amico intimo e collaboratore di Charles Dickens, il volume è una sorta di diario-confessione rivolto a un ipotetico lettore del futuro.
Collins, affetto dalla gotta e dipendente dal laudano, tormentato dalla continua competizione letteraria con Dickens e dai demoni personali, ci racconta la sua vita all’ombra del papà di Oliver Twist, e dell’incontro dello stesso con un sinistro personaggio di nome Drood avvenuto nel 1865, dopo un terrificante incidente ferroviario. Un personaggio che cambierà le loro vite, trasformandosi in un’ossessione che li porterà a esplorare gli angoli più bui della Londra vittoriana e dell’animo umano.

Simmons si cala nei panni di Collins e ci presenta un Dickens totalmente inedito, alle prese con il suo ultimo romanzo ma anche interessato al mesmerismo e alla manipolazione della mente, che non esita a frequentare i lerci bassifondi della City per le sue ricerche. Letterarie e non.
I protagonisti del libro – che copre un arco temporale di oltre cinque anni – si muovono in una Londra dalla duplice anima: da una parte i salotti della borghesia e dei letterati, dall’altra una Babele di marciume, un covo di criminali e disperati che lottano per la sopravvivenza nei quartieri malfamati. Splendide, ineguagliabili, le descrizioni della Londra-di-sotto, Sotterra, un dedalo di budelli, cripte e fetidi corsi d’acqua che tarlano il ventre della capitale inglese e in cui trovano riparo fumatori d’oppio e stregoni, puttane e antichi culti.
Romanzo storico e horror si fondono in una simbiosi perfetta, e c’è da genuflettersi pensando al lavoro di ricerca che deve aver svolto Simmons prima della stesura del libro. Tanti, troppi gli argomenti che trovano posto in Drood per riuscire a enumerarli tutti: egittologia, questioni sociali, letteratura, arte, tossicodipendenza e scrittura sono solo alcuni dei temi trattati, con una sensibilità e un piacere del raccontare difficilmente riscontrabili in altri autori fantastici moderni.
Ed è difficile non farsi cascare la mascella dinanzi alla parata di personaggi messa in piedi da Simmons – investigatori privati, familiari di Dickens, romanzieri, teatranti: tutti trovano la loro collocazione nella vicenda senza mai generare confusione nel lettore, ogni tessera del puzzle Drood è inserita al posto giusto. Ci troviamo al cospetto di un meccanismo letterario oliato alla perfezione, magnificato dall’incredibile capacità narrativa e dal vastissimo vocabolario di Dan Simmons.
Non dimentichiamoci poi degli elementi più squisitamente horror del romanzo: Simmons dissemina lungo l’intreccio apparizioni soprannaturali, terribili allucinazioni prodotte dall’oppio, inquietanti doppelgänger e brutalità assortite (un paio di scene al limite dello splatter), senza mai sconfinare nei territori del già-letto.
E su tutto e tutti, quasi dietro le quinte, aleggia come uno spettro l’inquietante Drood, una sorta di Nyarlathotep londinese che tiene in scacco agenti privati e Scotland Yard, perseguitando gli amici-rivali Wilkie Collins e Charles Dickens. Un villain come non se ne vedevano da tempo.

Difetti? Forse alcuni lettori troveranno prolissi alcuni passaggi, Simmons non è autore col dono della sintesi, questo è vero, ma se amate le digressioni storiche e i lunghi affreschi descrittivi, il romanzo vi sembrerà sin troppo corto. Io l’ho finito ieri sera e già mi manca...

Prima lettura del 2011, e sarà difficile scalzarla dal podio. Un lavoro magnifico capace di fondere storia e soprannaturale in un mix di rara efficacia. Consigliato a tutti gli amanti della buona letteratura, fantastica e non.



8 commenti:

  1. Simmons è il migliore, il migliore di tutti.

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  2. ecco, io questo libro non l'ho preso perché di Dickens so... nulla. ma d'altra parte non sapevo nulla di Keats e ho goduto come un fagiano con Hyperion. che faccio, lo prendo?

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  3. Mi è venuta curiosità, anche perché non conosco l'autore.

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  4. @ Silente: sottoscrivo. Adesso sarei curioso di leggere Black Hills, che dev'essere spettacolare: indiani d'America, il generale Custer, Cavallo Pazzo...

    @Piscu: avevo i tuoi stessi dubbi, io ho letto solo "Canto di Natale". Ma dopo Drood mi è venuta voglia di leggere tutto Dickens!

    @Daniele: be', con Simmons vai sul sicuro, non rimarrai deluso, fidati!

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  5. Simmons e' irraggiungibile. Puoi rileggere i suoi romanzi più e più volte e ogni volta scopri nuovi particolari. Nulla e' lasciato al caso. E alla fine, sempre, il lettore e' premiato dalla più completa spiegazione di ogni percorso. Una goduria. Mentre leggi ti devi fermare, chiudere gli occhi e assaporare il piacere. Ho reso l'idea? Ale

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  6. Drood appena arrivato da IBS :)
    Alla fine mi hai convinto. Ora non resta che leggersi queste 800 pagine :D

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  7. Vedrai come volano! Fammi sapere a lettura ultimata! ;)

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