Prima di leggere un paio di entusiastiche recensioni riguardanti
Dweller su alcuni blog americani (
Grade Z Horror e
Shroud Magazine), non conoscevo
Jeff Strand. Incuriosito, mi sono procurato il volume in formato ePub.
Vi consiglio davvero di fare altrettanto. Per quanto mi riguarda, siamo di fronte a uno scrittore dotato d’immenso talento e personalità da vendere.
Classe 1970, Strand nasce a Baltimora, ma i suoi genitori si trasferiscono in Alaska quando ha appena sei mesi. Bambino precoce, comincia a leggere a tre anni e a scrivere a sei. Innamorato di Spider-Man e di tutto ciò che è “fumettoso”, dedica tempo ed energie alla scrittura, riuscendo a piazzare i primi racconti durante il liceo.
Dotato di un senso dell’humour piuttosto bizzarro (date un’occhiata alla chilometrica
bio sul suo blog!) Strand ha all’attivo diversi romanzi e raccolte di racconti, e nel 2008 è tra i finalisti del Bram Stoker Award grazie a
Pressure, nella categoria Miglior Romanzo.
Dweller è l’ultimo lavoro dello scrittore americano, pubblicato dalla Leisure Books nel 2010. Ed è una bomba, il classico page-turner, come dicono gli americani. Uno di quei libri che una volta iniziati non si riescono più a mollare.
Toby ha otto anni. Vive coi genitori in una villetta il cui cortile confina con un immenso bosco. Un giorno si allontana dall’abitazione e si perde nel dedalo di alberi.
E fa un incontro, un incontro spaventoso.
Lì, nel profondo delle vegetazione, Toby s’imbatte in un gigantesco mostro peloso con grossi occhi gialli infossati nella testa, dotato di zanne e artigli che solo a vederli c’è da farsela sotto.
Il bambino scappa, riesce a ritrovare la strada di casa. Racconta tutto a mamma e papà, che ovviamente non gli credono e lo puniscono per essersi spinto da solo nella foresta.
Pian piano, la visione scivola nei ricordi, si offusca. Toby si convince d’essersi immaginato tutto. Fantasia infantile, che altro?
Questo l’incipit del romanzo, narrato in prima persona con uno stile semplice ma accattivante, fluido. Dopo tre pagine…
bum, catturati, poco da fare. Era dai tempi delle prime letture dei volumi di
Brian Keene che non mi trovavo di fronte a una prosa tanto scorrevole e diretta, senza per questo risultare banale o scontata.
Strand, poi, dimostra un’abilità unica nel fondere horror e commedia, paura e scene al limite del comico.
Ma la vera chicca del volume è il modo in cui l’autore decide di narrarci la vicenda e la vita del protagonista. A balzi temporali in fast forward.
Dopo il primo incontro di Toby con la creatura, Strand fa un salto nel futuro di sette anni…
Toby è un quattordicenne. Ragazzino senza amici, depresso, a scuola è continuamente perseguitato da due bulli non solo gradassi, ma proprio cattivi. Fino al midollo. Gli piantano la testa nel cesso, lo picchiano, gliene fanno di tutti i colori. Toby sopporta, e dopo le lezioni fa lunghe passeggiate in solitaria nei boschi dietro casa, sognando di prendersi una bella rivincita sui suoi aguzzini.
Un pomeriggio come tanti altri, scorge la creatura. Il primo incontro avuto da bambino, dopotutto, non era stato un parto della sua immaginazione. Il mostro è reale. Toby è terrorizzato, così terrorizzato che non riesce neanche a fuggire. E allora tenta un approccio con l’enorme ominide irsuto che, nonostante l’aspetto minaccioso, se ne sta tranquillo davanti all’ingresso di una caverna.
Un semplice cenno di saluto segna così l’inizio di un’incredibile amicizia tra Uomo e Bestia, un rapporto amore-odio che durerà mezzo secolo.
Toby dà un nome al
suo mostro, Owen, e qualche tempo dopo gli consegna anche un lauto pasto: i due bulli che l’hanno maltrattato per anni. Questo terribile segreto lega ancora di più i due, che col trascorrere del tempo entrano in una stravagante intimità, elaborando persino un rudimentale linguaggio dei segni.
Owen non parla, ma sa farsi capire. E, soprattutto, sa ascoltare.
Strand ci guida con mano sicura lungo l’intera esistenza di Toby, alternando momenti di grande tenerezza e complicità tra i due amici, a scene che per ferocia sono un vero e proprio pugno nello stomaco.
Durante la lettura seguiamo Toby nelle varie tappe che segnano profondamente ogni essere umano: primi amori, sesso, lavoro, matrimonio, figli. Il tutto scandito dalla presenza costante di Owen il Mostro, l’unico che rimane sempre accanto a Toby anche nei momenti bui, l’unico sempre disposto ad aiutarlo. Spesso utilizzando i suoi affilatissimi artigli…
Oggigiorno è difficile trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che brilli nella sconfinata produzione fantastica mondiale. Dweller brilla, brilla come un diamante purissimo.
Una lettura che mi ha lasciato pienamente soddisfatto, capace di commuovere e sorprendere, miscelando orrore e spunti da commedia per un risultato finale brioso e innovativo.
Strand sa il fatto suo, e ha creato una piccola perla.
Non lasciatevi scappare questo libro, e non fatevi frenare dalla lingua: visto lo stile piuttosto semplice e privo di orpelli del romanzo, a mio avviso è sufficiente una conoscenza scolastica dell’inglese per affrontare la lettura senza troppi problemi.
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