mercoledì 2 febbraio 2011

Recensione: Rammbock di Marvin Kren

Ottima prova per il regista tedesco Marvin Kren che con un budget risicato – la pellicola è stata girata finché sono bastati i dindi, per un running time complessivo di 58 minuti –, ma forte di una sceneggiatura originale e divertente, nel 2010 confeziona questo piccolo gioiello horror con spunti da commedia nera, ottenendo consensi in svariati festival del cinema fantastico.
Se pensavate di aver già visto tutto sulla classica situazione “epidemia condominiale alla REC” dovrete ricredervi, perché lo sceneggiatore Benjamin Hessler è stato abile nel creare una situazione fuori dagli schemi, stravolgendo le aspettative dello spettatore. Partendo dai protagonisti.
Michael, interpretato dal bravo Sebastian Achilles, una vera e propria maschera, è il classico medioman: maglioncino da sfigato, panzetta e calvizie incipiente. La ragazza, Gabi, l’ha lasciato da un paio di settimane, e lui deve restituirle un mazzo di chiavi. Quale migliore occasione per farle un’improvvisata e provare a mettere una pezza alla loro relazione?

Michael si reca nel palazzone berlinese dove abita la ex armato delle migliori intenzioni, ma sfiga vuole che un morbo di origine ignota si stia velocemente diffondendo in città, una malattia trasmissibile col morso che trasforma le persone in degenerati rabbiosi. Schiuma alla bocca, spiccato istinto omicida e assenza di sentimenti il denominatore comune.
Quando entra nell’appartamento di Gabi, Michael trova due operai che si affannano per riparare un termosifone, un uomo di mezza età e il suo aiutante, un ragazzino di nome Harper.
L’uomo non sta affatto bene. Sbava. Impreca. E aggredisce Michael e il giovane, che riescono a sbatterlo fuori dall’appartamento. Nel frattempo, un’orda di contagiati inferociti ha preso d’assalto lo stabile. Michael e Harper si barricano nel piccolo alloggio della ragazza. Sono senza cibo. Senza armi con cui difendersi. E l’assedio è cominciato.

Fin qui nulla di nuovo. Bene, però adesso dimenticate tutto quello che sapevate sui film "di sbarramento". Qui non ci sono eroi, non ci sono pistole, non ci sono corpi speciali dell’esercito che intervengono col fucile spianato. C’è solo un gruppo di persone qualunque asserragliato in un condominio, un manipolo di disperati che lotta per sopravvivere, mentre Berlino brucia.
Ed ecco che i nostri s’ingegnano in tutti i modi per salvare la pellaccia, costruendo improbabili fionde e arieti fai-da-te per sfondare i muri e spostarsi negli alloggi adiacenti, cercando al contempo di trovare Gabi e una via di fuga che consenta loro di svignarsela dal palazzo verso lidi più sicuri.

Kren tratta la materia con estrema intelligenza, dando alla pellicola una fotografia cupissima, claustrofobica, in netto contrasto coi dialoghi tragicomici, quasi surreali, dei personaggi.
Anche l’infezione stessa è curiosa, innovativa: i sintomi del contagio si manifestano quando l’adrenalina entra in circolo nell’organismo, per cui se si viene morsi è necessario rimanere calmi, il più calmi possibile. Michael e Harper cominciano quindi una frenetica ricerca di psicofarmaci e sedativi negli appartamenti, così da poterli barattare con il cibo dei condomini contagiati.

Pochine le scene gore, che avrebbero dato una marcia in più al film, ma senza barcate di soldi a disposizione non si può avere tutto. Gli infetti invece sono inquietanti a dovere. E urlano di brutto, davvero.
Tra momenti drammatici e altri più leggeri, Rammbock fila dritto fino all’inaspettato finale, regalandoci un’oretta di svago – con qualche spunto di riflessione – mica da poco. Ottima recitazione, scenografie urbane molto dark e una tematica vecchia come il mondo, quella dell'assedio, rivisitata con arguzia.
Una bella sorpresa, solo peccato per il minutaggio limitato della pellicola. 
Da vedere.

4 commenti:

  1. Post-proiezione allo S+F di Trieste (in sala c'era anche Deodato) l'avevo trovato carino, ma niente di più. Poi, dopo aver letto che è un low budget ho iniziato ad apprezzarlo maggiormente soprattutto per l'originalità.
    Comunque son stufo da parecchio degli urban zombie films, ma mi piacerebbe vederne qualcuno dalle ambientazioni tropicali, magari sul voodoo.

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  2. Vero Giovanni, l'ambientazione urbana è stata sviscerata in tutti i modi possibili, e questo Rammbock mi è parso una bella ventata d'aria fresca, un ottimo prodotto, considerati anche i mezzi limitati.
    Il filone zombiesco-tropicale è sottovalutato, ma ha molte potenzialità. Ricordi "Il serpente e l'arcobaleno" di Craven? Pellicola incredibile (finale a parte), purtroppo finita nel dimenticatoio...

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  3. Bel film quello, ma me lo ricordo a mala pena perchè lo vidi anni fa da adolescente. Devo recuperarlo. :)
    Per il filone esotico ci vorrebbe un regista del più coraggioso ambiente underground perchè dalla fumettosa hollywood mi aspetto poco.

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  4. Michael è interpretato da Michael Fuith, non Sebastian Achilles.

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